Fastidi intimi e pubertà: quali sono e come curarli

Scopri quali sono i principali disturbi intimi legati all’età dello sviluppo, quali sono i principali sintomi e come alleviarli durante infanzia e pubertà.

Ragazza a scuola, pensierosa e distratta per fastidi intimi

Come cambia l’apparato genitale femminile dall’infanzia alla pubertà

Candida e vaginosi batterica: sono questi alcuni dei principali disturbi intimi legati alla pubertà, il periodo di transizione dall’infanzia all’età adulta, che coincide con diverse trasformazioni fisiche e psicologiche. A preannunciare lo sviluppo puberale femminile è una lieve crescita del seno, specie del bottone mammario e dell’areola, oltre a una leggera peluria sul pube e sulle ascelle.

Questo primo “appuntamento” con l’età adulta di solito avviene tra i 10 e gli 11 anni e coincide con l’accrescimento staturale. Tali modificazioni corporee avvengono sotto lo stimolo di un’aumentata produzione degli ormoni androgeni, cui segue poi, intorno ai 12 anni, la maturazione delle ovaie, che determina la comparsa delle prime mestruazioni. A questo punto si completa la maturazione dei genitali, il modellamento delle forme corporee e il raggiungimento del picco massimo di crescita di statura. Verso i 14-15 anni, la bambina ha ormai le sembianze di una donna, con un seno e un pube sviluppati, ed è dunque entrata, a tutti gli effetti, in età fertile.

Nei maschi invece la pubertà ha inizio in media all’età di 11 anni e si manifesta con segni precisi, quali l’aumento del volume testicolare e del pene, così come della statura e dei peli, modifiche nella struttura ossea, l’allungamento e ispessimento delle corde vocali, insieme all’incremento della forza muscolare.

Infezioni vaginali in adolescenza

L’ambiente vaginale non è sterile: al suo interno vi sono diversi microrganismi costituenti il microbiota vaginale, che svolgono una prima linea di difesa contro le infezioni. Tra questi vi sono i lattobacilli, batteri simbiotici che svolgono effetti positivi per il nostro organismo tra i quali la produzione di acido lattico e altre sostanze, creando un ambiente vaginale sfavorevole per i patogeni. Alcuni fattori, come ad esempio le variazioni ormonali, i contraccettivi, gli antibiotici, ma anche più semplicemente la biancheria sintetica, le abitudini igieniche, e più in generale gli stili di vita, possono alterare l’equilibrio del microbiota vaginale tanto da indebolire le difese. Gli agenti patogeni prendono così il sopravvento scatenando, ad esempio, prurito, bruciore, dolore, dispareunia, leucorrea, odore sgradevole e spotting ematico. Campanelli d’allarme, questi, che non bisogna sottovalutare in quanto possono essere associati a infezioni vaginali. Tra le più frequenti vi sono la candidosi e la vaginosi batterica. Una valutazione ginecologica potrà confermare la corretta diagnosi e inoltre escludere altre patologie come amenorrea, dismenorrea, vulvovaginiti e sinechie vulvari (queste ultime sono una delle problematiche ginecologiche più frequenti soprattutto nell’infanzia e sono rappresentate dalla fusione, totale o parziale, delle piccole labbra).

Candida e cervicite in adolescenza

La candida vaginale, detta anche candidosi, è una delle infezioni sintomatiche più comuni nelle donne e si origina dalla proliferazione eccessiva del fungo Candida, nella maggior parte dei casi del tipo albicans, naturalmente presente nel tratto gastro-intestinale e genitale. Essa si manifesta con sintomi abbastanza riconoscibili quali prurito intimo, arrossamento, perdite vaginali biancastre e bruciore nei rapporti sessuali. La gran parte delle donne in età fertile ha avuto almeno un episodio di candidosi vaginale nell’arco della sua vita che, in alcuni casi, si trasforma in vaginite ricorrente cronica, solitamente più difficile da controllare e curare in via definitiva. Tale infezione trova maggiore incidenza nell’adolescenza e in menopausa. Nel primo caso perché l’ambiente vaginale delle giovani donne ha meno difese, non ancora del tutto sviluppate, ed è perciò più recettivo alle infezioni, mentre nel secondo viene meno l’effetto protettivo degli ormoni, il che rende le donne in questa fascia d’età più esposte a candidosi. 

La cervicite è, invece, il termine medico con cui si identifica l’infiammazione, acuta o cronica, della cervice uterina, o collo uterino. Può essere di tipo infettivo o non infettivo: nel primo caso la causa più frequente è un’infezione sessualmente trasmissibile, come ad esempio la tricomoniasi, la gonorrea, la clamidia, la sifilide e l’herpes genitale. La cervicite non infettiva può essere invece il risultato di una reazione allergica a una sostanza spermicida, ai preservativi in lattice, oppure a un dispositivo uterino per la contraccezione, come nel caso del diaframma. Ma può anche essere associata ad uno squilibrio ormonale oppure scaturire da un eccessivo ricorso a lavande vaginali o dall’utilizzo improprio degli assorbenti interni. Tale infiammazione si può manifestare solitamente con perdita di sangue dalla vagina (spotting) al di fuori del periodo mestruale, rilascio di fluido abbondante o dal cattivo odore, dolore durante i rapporti sessuali, sensazione di pressione o pesantezza nella parte inferiore dell’addome oppure esigenza di urinare spesso, anche se non si escludono casi asintomatici. 

Infezioni vaginali in età pediatrica

Nelle bambine il naturale equilibrio della vagina può essere facilmente compromesso da fattori quali l’abuso di sostanze chimiche (saponi, creme o unguenti), la biancheria intima non traspirante, i detersivi (ammorbidenti e additivi), ma anche le salviette umide usate ad esempio nel cambio del pannolino e la carta igienica profumata, che stimolano l’infiammazione della mucosa genitale. Ne sono esempio la vulvite e la vulvovaginite, che possono essere anche conseguenza di condizioni sistemiche come le infezioni respiratorie o gastrointestinali. In presenza di secrezione bianco-giallastra abbondante, spesso associata a prurito e bruciore durante la minzione, fino a tracce di sangue, si parla invece di infezioni vaginali. Queste possono essere causate da uno o più agenti patogeni, batteri, miceti, parassiti e virus, ognuno dei quali causa un quadro clinico specifico. Di fronte a una sintomatologia inconsueta, che può far sospettare la presenza di un’infiammazione o un’infezione, è sempre meglio consultare il proprio pediatra.

 

Adolescente timida affronta con la mamma i primi problemi intimi

 

Cosa prendere per alleviare i disturbi?

Sarebbe sempre consigliabile rivolgersi al medico, al ginecologo o al farmacista. Nel caso di candida vulvovaginale in età adolescenziale, generalmente la terapia si basa su farmaci antimicotici. Potrebbe essere a volte associata un’integrazione di fermenti lattici per il ripristino della flora batterica intestinale. In secondo luogo, può essere prevista l’astensione temporanea dall’attività sessuale. Considerato che molte infezioni tendono a ripresentarsi anche a distanza di qualche mese, spesso viene impostata una terapia a lungo termine così da prevenire ulteriori recidive. Nel caso delle candidosi non complicate, le formulazioni topiche sono il primo trattamento raccomandato, mentre per quanto riguarda le vaginiti, considerata la varietà eziologica, può essere utile una terapia a più ampio spettro. 

In generale, per favorire la salute sessuale e il benessere intimo, è importante seguire alcuni consigli pratici tra cui: non fare lavande vaginali se non prescritte dal ginecologo, ricorrere all’uso del preservativo e utilizzare detergenti intimi di qualità. Inoltre, tra le raccomandazioni igieniche si ricorda di asciugare le parti intime con accuratezza dopo ogni lavaggio e non indossare d’abitudine indumenti sintetici.

Sintomi mestruali: Quando arrivano le prime mestruazioni?

La prima mestruazione, detta anche “menarca”, è un evento importante nella vita di una donna in quanto segna l’inizio della pubertà e l’ingresso ufficiale nel periodo di fertilità. L’età media di arrivo si attesta intorno ai 12 anni, ma in alcuni casi può verificarsi precocemente (8 anni) o più tardivamente (16 anni). Nei primi mesi, o anni, dalla comparsa del menarca il ciclo femminile tende ad essere particolarmente irregolare: le mestruazioni possono ripresentarsi già puntuali il mese successivo, oppure tardare di qualche tempo, per poi iniziare a regolarizzarsi in seguito e tendere verso una ciclicità “standard” di circa 28 giorni. Per quanto in molti casi la prima mestruazione si verifichi senza segnali, spesso ci sono avvisaglie che aiutano a presagirne l’arrivo. Innanzitutto, in fase prepuberale il corpo femminile è già andato incontro a trasformazioni quali la comparsa di peluria ascellare e pubica, lo sviluppo delle ghiandole mammarie, l’aumento della statura e il delineamento di nuove forme fisiche. Tra i segni preliminari anche tensione al seno, perdite bianche più abbondanti del normale, dolori addominali o lombari, insieme ad una marcata stanchezza, variazioni repentine dell’umore, cefalea e difficoltà di concentrazione.

Quando si inizia ad andare dal ginecologo?

La prima visita ginecologica si prefigge come tappa importante del “diventare grande” in quanto permette di comprendere vari aspetti fisiologici e funzionali del proprio apparato riproduttivo, ma anche approfondire tematiche legate alla sessualità e alla prevenzione. In linea generale si raccomanda un incontro con il ginecologo dopo il primo menarca, senza attendere l’insorgenza di problematiche legate al ciclo mestruale o la comparsa di acne ed eccessiva peluria in sedi atipiche.

 

Nel corso della prima visita ginecologica il medico raccoglie dati riguardanti storia medica e familiare, mestruazioni, assunzione di contraccettivi orali, stile di vita e comportamenti a rischio. Dopodiché effettua l’ispezione, una semplice osservazione dei genitali esterni per verificare eventuali infiammazioni, malformazioni, lesioni o anomalie. Segue infine l’esame interno, che prevede la valutazione degli organi interni mediante la palpazione bimanuale, l’esplorazione vaginale o, nel caso ci siano i requisiti, la visita con lo speculum. Nel corso della prima visita il ginecologo può inoltre richiedere il Pap test e l’HPV test, oppure un’ecografia pelvica a vescica piena.

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